Viceparroco alla Trasfigurazione
Viceparroco nella parrocchia
della Trasfigurazione
a Monteverde Nuovo – Roma
Quando Don Andrea è venuto come vice parroco alla parrocchia della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo nel mese di settembre, ricordo che alla messa della domenica la prima lettura era dal Libro dei Re, la storia di Elia: 2 Re 4,9; “Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era una donna facoltosa che l’invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Essa disse al marito: lo so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto un tavolo, una sedia e una lampada sì che venendo da noi vi si possa ritirare” (…).
Io cominciavo a fare il catechismo per i bambini che si preparavano alla prima comunione e proprio con don Andrea ho collaborato per tanti anni. E’ stato il momento in cui si passava dal catechismo fatto nei quaranta giorni della Quaresima ai due anni di catechesi per bambini e genitori come è tutt’oggi. Le proteste dei genitori sono state fortissime: (…)
Mi diceva che gli adulti, al contatto dopo tanti anni con la fede, avevano la loro vita sconvolta. Seguiva tanti gruppi, in parrocchia, dalle suore carmelitane al Casaletto, nelle case … un gruppo addirittura alle 22 perché tutti lavoravano fino a tardi.
I bambini erano così contenti, lui veniva con la sua chitarra e in mezzo a loro li guidava nella preghiera (“Tornerò da mio Padre”, “C’era un uomo cattivo”…, chi avrebbe potuto immaginare che avrebbero pensato di ucciderlo…)
In parrocchia aveva promosso l’accoglienza delle madri argentine dei desaparecidos che per alcuni giorni hanno occupato la nostra parrocchia per chiedere al papa di parlare all’angelus in San Pietro del loro dramma. E la domenica, mentre eravamo nella sala parrocchiale che apre sulla piazza abbiamo vissuto con loro quel momento in cui il papa ne ha parlato.
L’altra immagine che mi è rimasta impressa è quella del primo campo da lui voluto con i giovani della parrocchia e un gruppo di ragazzi e ragazze handicappati; arrivavano ciascuno, come don Andrea, con un ragazzo sulle spalle e poi si facevano i normali incontri; c’era un ragazzo spastico, G. che parlava male e non si capiva nulla, ma don Andrea lo ascoltava e ci traduceva quello che aveva detto.
Accoglieva le mie ribellioni, mi diceva: non si può essere troppo radicali, non dovresti portare neanche i vestiti che hai addosso perché possono essere prodotti con lo sfruttamento di altre persone; nei miei interventi di fuoco alle riunioni una volta mi ha detto: non fare la pecora che abbaia …Quando mi ero ammalata, è venuto a trovarmi e a invitarmi a riprendere presto e con determinazione il catechismo dei bambini.
Poi è partito dalla parrocchia ed ha fatto il primo viaggio in Terra Santa, con il programma di camminare molto a piedi. Ci raccontava che una sera mentre camminava nel deserto, un beduino lo ha chiamato e lo ha convinto a ripararsi da lui per la notte, sarebbe stato troppo pericoloso passare la notte fuori.
E’ tornato cambiato, interiormente più maturo credo, e poi è andato a fare il parroco a Verderocca dove non c’era ancora la chiesa; lui abitava in un appartamento e siamo andati a trovarlo; mi diceva di pazientare per la mia scelta, anche lui avrebbe voluto fare tante cose, fondare monasteri ma ora stava lì a svolgere il suo ministero, a fare la volontà di Dio; leggeva la notte oscura di San Giovanni della Croce e lì ho scoperto anche io quel brano.
Siamo andati per un giorno alla novena di Natale: era lì con la sua gente, la sua chitarra e cantava il brano di Isaia. Il deserto fiorirà…
Non ci siamo più incontrati per anni, ma il ricordo era sempre vivo. Ho cominciato a fare degli incontri sulla Bibbia per la lectio divina sulle letture della domenica e così per anni… un giorno suor T. delle Figlie di Maria Missionarie mi fa sapere che don Andrea è partito per una missione in Turchia (…)
Quando mio fratello G. ci ha lasciato, il figlio mi ha chiesto tra le lacrime se alla Messa per il papà poteva venire don Andrea. Era a Roma in quei giorni e gli ho telefonato; mi ha detto che era a parlare il un liceo a Largo Telese fino alle 14.30 e che se ritardavamo un po’ avrebbe fatto in tempo… Mio nipote in chiesa mi chiedeva: ma don Andrea è arrivato? Gli dico sì e lo accompagno verso la sacrestia e lui era sulla porta, lo vede e sorridendo gli dice: non ti avrei riconosciuto dopo tanti anni … Mi è rimasta così questa sua immagine sorridente, ora dopo il suo martirio, un’icona di lui per sempre. I miei nipoti avevano fatto il catechismo con lui e non se lo sono più scordato. Ancora oggi mi dicono che era un punto di riferimento per la vita spirituale, era sempre presente anche se da tanti anni non lo vedevano.
Io lo avevo incontrato due anni fa, quando ha predicato il ritiro dalle Suore Figlie di Maria Missionarie nella loro nuova casa; mi diceva che era andato in Turchia solo per far vedere come vivono dei cristiani, cosa mangiano, cosa dicono; gli dico: una presenza, come voleva fare Charles de Foucauld?; mi dice di sì (…)
Aveva una capacità eccezionale di comunicare con le persone; ho sempre detto che se aveva davanti una pietra, avrebbe fatto parlare anche la pietra. Quando parlava del Vangelo era un fiume di parole ; ricordo le celebrazioni della Messa nel piccolo gruppo quando senza leggere parlava, pregava, guidava la nostra riflessione e ci ascoltava: erano momenti forti di incontri con la Parola di Dio e tra di noi nella serenità, nella pace, nella capacità di immaginare come possibile un mondo diverso e più bello in cui aveva largo spazio la comunicazione reciproca e la presenza del mistero di Dio tra noi e in noi.
Grazie don Andrea
(15 maggio 2006)
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