“Together-Insieme” Il Papa e i leader cristiani a San Pietro
In occasione dell’evento “Together-Insieme“, una Veglia ecumenica con il Papa e i leader cristiani a San Pietro per avviare il Sinodo, proponiamo alcune riflessioni sul dialogo che don Andrea aveva, profeticamente, già fatto durante i suoi pellegrinaggi in oriente e la sua permanenza Fidei Donum in Turchia (Anatolia).
13. Urfa-Harran, 26 febbraio 2002
«Oggi sono stato, col vescovo, a Dyarbachir (186 km ancora più verso est) per vedere come sostenere la minuscola comunità cristiana e ridare vita a un mondo che sembra morto. La chiesa armena è in rovina, la minuscola cappella a fianco resiste, custodita da un coraggioso vecchino che la mostra come una reliquia preziosa. La chiesa caldeo-cattolica è ancora agibile anche se quasi perennemente chiusa, minacciata dall’acqua sia dal basso che dal tetto, la casa parrocchiale a fianco in macerie. Può tornare questa chiesa ad essere un vero luogo di preghiera e di vita, una coraggiosa serena piccola lucetta sul mondo circostante, una piccola porta aperta al dialogo, alla ripresa della fiducia, a un reciproco riconoscimento, e protesa verso le mille piccole sofferenze spirituali e materiali circostanti? Mi venivano in mente le parole di Dio al profeta Ezechiele: «Potranno queste ossa rivivere?». «Signore tu lo sai» rispose Ezechiele. E Dio gli dà ordine di invocare lo Spirito perché soffi sui morti e questi rivivano. La mezz’ora di preghiera di adorazione che vi ho chiesto per ogni giovedì è proprio per invocare lo Spirito affinché germogli tutto ciò che Dio ha nel cuore e sia tenuto a bada tutto ciò che di fosco sale dal cuore dell’uomo. Certo non basta: occorrono uomini e donne che animati da questo stesso Spirito si offrano a Dio anima e corpo per un’opera di riconciliazione, di illuminazione, di comunione, di dialogo, di testimonianza: o offrendo la propria presenza viva in queste terre o collaborando in modo molto stretto e con varie modalità, pur rimanendo in patria. Vi confesso che questa è la mia preghiera tutte le volte che il muezzin (5 volte al giorno) invita alla preghiera dall’alto del minareto: recito il Gloria al Padre e poi chiedo a Dio la riconciliazione, il dialogo e la reciproca accettazione tra cristiani, ebrei e musulmani (abitanti naturali e storici del Medio Oriente); il dono di una luce piena sul volto di Cristo suo Figlio, crocifisso e risorto; il germoglio di una chiesa umile ma viva; il dono di persone disposte a servirlo in tutto questo. Se qualcuno nel cuore sente questa chiamata non ne abbia paura, l’assecondi invece come una chiamata di Dio, a cui tutto è possibile: che i muti parlino, che un ramo secco fiorisca, che una vergine concepisca, che un morto risorga, che un peccatore diventi strumento della sua grazia».
15. Urfa-Harran, 30 maggio 2002
«- C’è bisogno di riseminare la presenza cristiana in queste terre, una presenza che renda visibile il volto mite umile amoroso di Cristo. Una presenza affidata a minuscole comunità di persone singole e famiglie che parlino solo il linguaggio della preghiera, dell’amore di Dio, del lavoro quotidiano, dell’amore vissuto in fraternità, della bontà spicciola verso tutti, dell’amicizia semplice e generosa verso i vicini, dell’umile dialogo quotidiano, della testimonianza vera e trasparente di Colui che abita nei nostri cuori.
– C’è bisogno di chi creda profondamente nel dialogo, nell’unità e nella comunione e se ne assuma, corpo e anima, il peso e la fatica. C’è bisogno di cercare vie per parlarsi, conoscersi, capirsi. La tentazione di stancarsi, di isolarsi, di rinchiudersi nel proprio mondo è forte.
– C’è bisogno che in Europa gente come voi, sia disposta a capire questo mondo così diverso dal nostro, questi vasti e vari popoli che compongono il Medio Oriente, queste realtà musulmana ebrea e cristiana che qui vivono gomito a gomito ma che sempre più si ritrovano accanto anche nelle nostre nazioni europee. Bisogna essere disposti ad amare, a pregare, a entrare nel cuore sofferente di Dio che geme per i suoi figli divisi.
– Infine c’è bisogno, per noi cristiani, di guardare a Cristo e di seguire lui. Gesù ce l’aveva detto: “chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca”. Tutto passa: solo la santità attraversa i secoli e rischiara il mondo. Solo l’amore rimane. Si tratta in definitiva di cominciare a ridiventare semplicemente cristiani».23. Trabzon, 19 settembre 2003
«Ho chiesto anche al governo turco, d’intesa con i miei superiori, di poter essere presente in Turchia non solo come turista (con il solo visto turistico, rinnovabile di tre mesi in tre mesi) ma come sacerdote, in una chiesa regolarmente in funzione sul Mar Nero da 150 anni, a servizio dei cristiani del posto, nell’accoglienza dei numerosi pellegrini di passaggio e in spirito di dialogo e di amicizia con tutti, nel pieno rispetto della fede e della cultura di ognuno e delle leggi del paese. Per ora questo non mi è stato concesso, ma sono certo che il permesso giungerà, per l’ampiezza di mente e di cuore di cui la Turchia sa dar prova e per i legami sempre più stretti con l’Europa».
30.Trabzon (Turchia), 13 aprile 2005
«Due giorni fa abbiamo ricevuto la risposta della madre generale delle suore figlie di S. Paolo che avevamo interpellato per un progetto di dialogo ecumenico e interreligioso attraverso una libreria che curasse pubblicazioni in campo cristiano, ebraico e musulmano. Sono interessate all’iniziativa, che corrisponde in pieno al loro carisma, ma mancano le persone… Le necessità della Turchia e di tutto il Medio Oriente in ordine a una presenza cristiana e alla cura di rapporti tra le tre religioni e le differenti confessioni cristiane sono tante. Le necessità particolari di Trabzon, per esempio per un lavoro tra le prostitute, sono ugualmente tante. Le necessità di Urfa-Harran dove sono stato per circa tre anni, per curare una presenza nella terra di Abramo dove lui ha ricevuto la chiamata e dove si ritrovano le tre religioni per la comune discendenza spirituale da Abramo, sono molte. Provvederà il Signore a mandare uomini e donne idonee a questo tipo di presenza? Lui lo sa. Noi preghiamo, aspettiamo, lanciamo appelli, apriamo finestre di conoscenza e di informazione, seminiamo quel minuscolo e fragile seme che siamo noi stessi, coltivando la speranza che il Signore voglia regalarci dei fratelli e delle sorelle. Ma è lui che dirige e decide. La nostra inadeguatezza è tanta. Che sia come Lui vuole. Davvero “Amen!”.»
33. Roma-Trabzon, 22 gen. 2006
«Dialogo e convivenza non è quando si è d’accordo con le idee e le scelte altrui (questo non è chiesto a nessun musulmano, a nessun cristiano, a nessun uomo) ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spirituale, quando a ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica oltre che privata. Il cammino da fare è lungo e non facile».
29 aprile 2001
«Alle comunità del Vicariato di Anatolia – preghiera finale
Effondi su di noi il tuo Spirito perché possiamo farlo traboccare con abbondanza.
Tienici uniti nella nostra diversità: non così uniti da spegnere la diversità, non così diversi da soffocare l’unità. Compi in noi il miracolo della tua unità: tu Uno nella sostanza eppure trino nella relazione personale. Donaci la tua fecondità di Padre, la tua donazione di Figlio, la tua effusione di Spirito, perché il mondo creda che tu ci hai mandato e perché ci sia dato di amarlo questo mondo, di rigenerarlo con te, di portarlo stretto a noi come una madre porta stretto a sé il proprio figlio.
Donaci di amarti e di svuotarci per te per riempirci di te.
Benedici questa terra già benedetta e donaci di essere per essa una benedizione.
Donaci quella benedizione che in essa lasciarono, calpestandola, i patriarchi, gli apostoli, Maria, e tutti i nostri padri nella fede».don Andrea prete di Roma a Urfa