Riflessioni estive 2024/5

Proponiamo una serie di riflessioni per l’estate tratte dalle Lettere dalla Turchia di Don Andrea:

[24.] Trabzon/Urfa-Harran, 3 nov. 2003.

Carissimi,

sono appena rientrato da un giro nel quartiere delle prostitute di Trabzon. Ogni tanto faccio questo giro col rosario in mano e un’invocazione sulla bocca: «Prega per noi peccatori, adesso…». «Adesso», Signore, ti prego, per queste donne, per questa folla di uomini. Ho incontrato un giovane che aspettava l’autobus per tornare a casa e che viene spesso in chiesa. Come mai qui, mi fa: è brutto, è pericoloso. Gli mostro la corona e gli dico: Gesù non andava nei luoghi brutti e pericolosi? Guarda quanta gente che Dio ama. Non posso fare altro gli dico, sono solo, allora prego Maria, madre silenziosa e sofferente. «Studia, gli ho detto, approfondisci la fede, preparati…», «…così poi ti aiuto», continua lui. «No, così aiuterai Gesù», gli dico. È un appello che lancio anche a voi… Occorrono sorelle, madri, guide. In questa realtà nessuno in assoluto è presente. Si mescolano problemi morali, spirituali, religiosi: una matassa umana ingarbugliata da prendere tra le braccia, come quando da bambino mia madre mi faceva allargare le braccia per mettervi la matassa da sbrogliare e fare il gomitolo. Se Maria bussa, se Gesù vi chiama non esitate. Una cosa sola occorre: l’umiltà, la fiducia, l’offerta della propria povertà, la disponibilità a prepararsi, il resto viene da sé.
Ritornando a casa sono passato per le solite stradine: i locali pieni di soli uomini a giocare, a bere il tè e a chiacchierare.

Foto-diapositiva scattata da Don Andrea

Un mondo di soli uomini. Le donne a casa.
Da noi, mi dicevo, le donne frequentano gli stessi locali degli uomini e fanno le stesse cose. Eppure i drammi sono gli stessi: separazioni, incomprensioni, abbandoni. Molti uomini o donne musulmane vengono in chiesa ad aprire il velo sui dolori famigliari. Come lo facevano i miei cristiani quando ero a Roma. Si può vivere la stessa “morte” in famiglia pur nella diversità delle religioni e dei luoghi. Allora, mi sono detto, se il predominio dell’uomo sulla donna li allontana l’uno dall’altro, non è la semplice parità esteriore che li avvicina. Molta parte del mondo musulmano deve rifare i conti sulla realtà uomo-donna, ma lo deve fare anche il nostro mondo occidentale se non vuole sentirsi falsamente superiore ingannando se stesso. C’è un “diritto” o meglio un’“esigenza” più alta da scoprire in famiglia che è quella di amare e di servire come fa Dio con noi. Per noi cristiani c’è la chiamata più esplicita ad essere, da parte dell’uomo, quello che fu Cristo per noi e da parte della donna quello che Maria (figura e modello della chiesa) fu per Cristo. Il cammino è molto più profondo del semplice cambiamento di leggi. Se il cuore è “duro”, diceva Gesù, tutto è permesso. Rifare l’immagine di Dio in noi, questo è necessario. Ma che sia Dio stesso a scolpirla nel cuore dell’uomo e della donna, perché la buona volontà non è sufficiente.
Ieri, giorno dei morti, in chiesa eravamo in cinque cristiani, l’altro ieri, giorno dei santi, eravamo in tre. Ma tanti musulmani sono venuti a visitare la chiesa. Molti chiedono, vogliono vedere, sapere, capire, confrontare. Molti vogliono parlare, aprire il cuore, avere un sostegno. Chi li accoglierà? Mi ricordo spesso del mio vecchio parroco che parlava della “liturgia della porta”: aprire, sorridere, salutare, rispondere. C’è un’altra cosa qui da fare: pregare, mentre i visitatori girano per la chiesa, testimoniando silenziosamente la propria fede, invocare su di essi lo Spirito Santo, amarli dal profondo dell’anima aprendo con essi un canale segreto. Qualcuno sente questa chiamata? Venga senza esitare, perché la preghiera è una scala che fa scendere Dio fra gli uomini e salire gli uomini a Dio, è un mistero di luce e una via di pace e di riconciliazione.

don Andrea

[SANTORO Andrea, Lettere dalla Turchia, Città Nuova, Roma 2006, 149]