Riflessioni estive 2024/3

Proponiamo una serie di riflessioni per l’estate tratte dalle Lettere dalla Turchia di Don Andrea:

 

[9.] Roma 7 settembre 2001

Carissimi,                                                                                                                                                                                                                                                     

Lunedì 10 settembre, dopo una breve pausa di vacanza, sono partito di nuovo per Urfa-Harran. Ieri sera con i giovani al vespro pregavamo: «Dona alle stanche membra la gioia del riposo / e nel sonno rimargina le ferite dell’anima. / Se le tenebre scendono sulla città degli uomini / non si spenga la fede nel cuore dei credenti». Leggevamo anche, nell’antifona di compieta: «Tu sei la mia difesa e il mio rifugio Signore», e in un versetto del salmo 61: «Solo in Dio riposa l’anima mia, da lui la mia salvezza». S. Pietro infine nella lettura breve diceva: «Gettate in Dio ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi». Con questi sentimenti anche io affronto il normale scorrere dell’anno che si prepara dopo l’estate. Un anno che verrà come Dio me lo donerà. Auguro anche a voi (e per questo prego) che lo prendiate come Dio ve lo darà e che diate tutti voi stessi in ciò che vi chiederà, superando la sensazione di debolezza con la certezza che chi semina col Signore, col Signore a suo tempo raccoglierà.

Cosa è accaduto nell’estate.

Anzitutto la venuta di 7 giovani (con don Rocco) in pellegrinaggio qui in Turchia, nella terra degli apostoli e della chiesa. Vi riferiranno loro stessi nel prossimo numero. Abbiamo “pellegrinato” 15 giorni (20 con i cinque giovani che si sono trattenuti qualche giorno in più a Urfa) tra gli incantevoli spettacoli naturali di questa terra, tra le memorie ricchissime degli apostoli e della chiesa antica, tra la realtà dura ma ugualmente ricca della chiesa di oggi, tra il presente e il passato del popolo turco con le sue luci vive, i suoi problemi, i suoi travagli, le sue potenzialità, le sue ferite, le sue ombre. Abbiamo toccato e respirato la sua fede semplice e convinta che permea ogni aspetto della vita, ma che è esposta, come da noi, ai pericoli dell’esteriorità, del benessere materiale, di un senso di superiorità che porta più al giudizio sugli altri che al dialogo. Con noi si è fermata 4 giorni una ragazza turca da appena qualche anno cristiana. Noi abbiamo potuto vedere più da vicino cosa opera la grazia di Dio quando produce in un’anima la conoscenza di Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore e la conoscenza di sé come figlio di Dio. Lei ha potuto vedere più da vicino dei cristiani di vecchia data: come pregano, come mettono tutto in comune, come scherzano, come cercano di coniugare vita e fede, come si interrogano, come lei, sulla chiamata di Dio. Ha partecipato per la prima volta con noi a delle celebrazioni dell’Eucarestia all’aperto, in totale semplicità e letizia. Era felice. Ai giovani ho chiesto di essere testimoni, al ritorno, di quanto hanno visto. È un debito che hanno, in cambio di ciò che hanno ricevuto.

Foto-diapositiva scattata da Don Andrea

Dopo essere rientrato in Italia, il 1 e 2 settembre ho trascorso con alcune famiglie (una cinquantina di persone) due giornate di ritiro a Ciciliano (alle porte di Roma) sul tema: “Famiglia e missione”. Abbiamo esplorato, con l’aiuto della Parola di Dio, i tre cerchi della missione: all’interno della famiglia, dentro il proprio ambito di residenza, al di fuori dei propri confini di residenza, nell’orizzonte del mondo intero. La famiglia, ci siamo detti, è la prima terra da amare, da evangelizzare, da salvare. In essa siamo affidati gli uni agli altri. Nell’ambito di residenza siamo posti da Dio per “essere”, come diceva Gesù, sale, luce, lievito, seme, tesoro nascosto e perla preziosa che contiene in sé la ricchezza di Dio. Oltre i nostri confini di residenza, infine, c’è un verbo da riscoprire e che ci riguarda tutti: «andate!», «andate in tutti i popoli, andate ad ogni creatura». C’è da andare con il cuore, con la mente, con l’affetto, con la conoscenza, con l’interessamento, con lo scambio di beni spirituali e materiali. Per alcuni (ma è una possibilità aperta a tutti) con i piedi, entrando, come Abramo, in una terra non tua ma a te data da Dio: non importa se celibi o sposati, se soli o con famiglia, se giovani o pensionati. Importa se è Dio a volerlo e la chiesa a convalidare la chiamata. Anche Maria “andò”, prima in Egitto, da giovane sposa, spinta dalla persecuzione di Erode, con un bambino piccolo e il marito accanto, poi da donna fatta, vedova di Giuseppe, a Efeso, al seguito di Giovanni affidatogli da Gesù come figlio. Lingua nuova, abitudini nuove, una vita nuova: per amore e su mandato di Dio si fa tutto.

Dopo il ritiro con le famiglie ci sono state tre serate per giovani al Battistero di S. Giovanni sul tema: “La forza che vince il mondo”. Il motivo della scelta di questo tema è stato proprio l’invito di Gesù: «andate in tutto il mondo». Il mondo fa paura, il mondo schiaccia: sia il proprio “mondo interiore” che a volta erutta lava caotica come l’Etna, sia il “mondo esteriore” in cui abitano il male, il peccato, la morte e dove a volte si ha la netta sensazione di essere dei vinti. Come può un giovane andare se la paura lo domina e la debolezza lo blocca? La forza che vince tutto, dice Giovanni, è la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, fede che ci fa nascere come figli di Dio e ci ricolma della sua vita. La forza che vince ogni altra forza è il sangue di Gesù in cui è racchiusa la potenza dell’amore che ci ama e che ci è dato per amare a nostra volta. Infine, dicevamo, la forza che vince il mondo è la testimonianza di Colui che vive in te e che traspare nella tua vita. In un mondo in cui tutti vogliono “convincere” a forza, la testimonianza attira e “avvince” per virtù propria, per quella forza di attrazione che è lo Spirito Santo in noi e i suoi riflessi nelle opere della nostra vita.

L’ultimo avvenimento di questa estate è la maturazione di due sorelle della comunità di Ss. Fabiano e Venanzio, Luciana e Piera, di iniziare un cammino di inserimento in Turchia. Dopo esserci già state da marzo a maggio scorso, verranno con me per i prossimi tre mesi, non più a visitare ma ad abitare in questa terra, senz’altro scopo che di amarla e di accendervi la fiammella della propria fede. Il Signore farà il resto, aprendo porte, suggerendo vie, prendendo la loro carne per rendere presente la sua. Dopo il primo mese a Urfa per finire di sistemare la nuova casa inizieranno a studiare la lingua turca, come primo gesto di condivisione e primo ponte di dialogo. Mentre loro inizieranno io dovrei concludere il corso con il quinto e il sesto livello. La via è lunga: Dio provvederà. Verrà con noi per undici giorni Giuseppe, il capo della ditta che ha fatto i lavori di restauro nella parrocchia dei Ss. Fabiano e Venanzio, per aiutarci a restaurare la casa: ognuno serve Dio con i suoi talenti e mostra nel concreto cosa vuol dire dare ciò che si ha e venire a prendere con umiltà ciò che in questa terra è nascosto.

Vi chiedo di pregare e vi prometto di pregare per tutti voi e per tutto ciò che vi sta a cuore. Nella nostra messa quotidiana siete sempre presenti. Chiedete al Signore che «mandi operai nella sua messe» e susciti anime che insieme, a piccoli grappoli di scintille, siano fiammelle che ardono e brillano in questa terra. Tutto il Medio Oriente ha bisogno di luci di amore, di presenze di preghiera, di pazienti e tenaci costruttori di dialogo, di testimoni umili e perseveranti, di vite seminate come granelli di sale.

Se il Signore vi chiama non temete, anzi vi dico, a suo nome: “venite”.

Date uno sguardo al programma dell’anno 2001-2002 per far tesoro delle occasioni che il Signore vi mette a disposizione e per vivere e far vivere la “Finestra”.

Con me vi salutano Piera e Luciana e tutti gli amici di qua.

Con affetto e sincera amicizia,

don Andrea

 

[SANTORO Andrea, Lettere dalla Turchia, Città Nuova, Roma 2006, 55]