Riflessioni di don Andrea Santoro sulla guerra
Lettere dalla Turchia, Istanbul, 28 ottobre 2001
“Noi cristiani abbiamo come osservatorio fondamentale non un esperto o un inviato speciale ma il Vangelo, anzi Cristo in persona: povero, umile, mite, piagato e crocifisso, deposto nel sepolcro (sceso cioè negli inferi più tenebrosi della storia) risuscitato dalla potenza del Padre. (…)
Abbiamo come osservatorio minuscole comunità cristiane sparse in tutto il Medio Oriente, minuscole e per lo più silenziose ma in cui proprio la sofferenza, la piccolezza e la condivisione totale con i musulmani, permette spesso un discernimento più acuto. Diceva in questi giorni in una conferenza a Istanbul padre Borrmans (esperto mondiale dell’islam): «un cristiano può andare incontro all’islam solo con le mani crocifisse, come Cristo». Così gli apostoli andarono incontro al mondo di allora”.
Lettere dalla Turchia, Istanbul, 11 settembre 2002
“«Come si può ricostruire ciò che l’odio ha distrutto?». «Solo con il perdono», rispondeva il mio amico sacerdote. «Non devi aspettare che l’altro venga ma tu devi andargli incontro. Non c’è altra via che quella dell’amore. Non è così che il cristianesimo si è affermato? Eppure», aggiungeva, «la guerra continua.
Continuano gli intrighi umani. Le nazioni agiscono come se Dio non ci fosse. In tutto il Medio Oriente i cristiani sono sottoposti a pressioni. Bisogna essere disponibili al martirio, quello del corpo e quello dell’anima. C’è», concludeva, «una debolezza forte e c’è una forza debole: la croce è una debolezza forte: Gesù infatti è risorto. Noi cosa scegliamo?». È una domanda che rigiro anche a voi. Io me la pongo in prima persona”.