Riflessione del card. Stella (1.3): Tre aspetti della preghiera di don Andrea
«Ma cosa c’è nella preghiera di don Andrea?
Vorrei evidenziare brevemente tre aspetti, che, almeno in parte, corrispondono a periodi significativi della vita e della missione di don Andrea, fino alla sua partenza in Turchia, nell’anno 2000, e alla sua morte.
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Direi che il terzo aspetto è questo: quella di don Andrea è una preghiera missionaria.
La meditazione della Parola, il silenzio, il colloquio intimo e personale con Dio e la ricerca di una purificazione interiore non sono mai una “fuga” dal mondo e dalla chiamata ministeriale, e mai cedono alla tentazione dell’intimismo; si tratta invece di “vie” e di “strumenti” dello Spirito, attraverso i quali cresce il suo cuore sacerdotale e lo zelo apostolico nell’annunciare il Vangelo e nella cura del popolo santo di Dio.
In questo periodo e fino alla nuova e ultima partenza in Turchia nell’anno 2000, le parole e le immagini bibliche che lo ispirano sono soprattutto quelle della missione e quelle che si riferiscono, non solo nel Vangelo, alla ricerca del gregge da parte di Dio. E’ bello vedere anche questo tratto nella preghiera di don Andrea: non si tratta di una lode esclusivamente soggettiva e quindi espressa con sole parole umane ma, invece, egli prega con le parole della preghiera biblica, compone versi che alla fine sono una riattualizzazione di figure ed episodi narrati dalla Scrittura.
Così, egli pone il proprio sacerdozio, e la missione a esso connessa, sotto la luce della Parola di Dio e dell’agire di Gesù, raffigurando il proprio apostolato talvolta attraverso l’immagine del “pescatore di uomini”, altre volte con quella del “pastore che cerca le sue pecore”, ma anche guardando il cammino e la fede di Abramo, che “esce dalla sua terra” e al quale Dio promette “una discendenza numerosa”.
Da questi appunti e dalla bellezza di queste preghiere si intravede lo spirito missionario che animava il suo sacerdozio. Con spirito di sacrificio e forte determinazione, egli cercava sempre di entrare nel luogo in cui si recava, non restando mai “esterno” rispetto alla vita delle persone, alla situazione ecclesiale talvolta delicata, alla cultura del posto e alle diverse sensibilità religiose; non di rado, dai versi composti in terra di missione, egli eleva a Dio una richiesta di aiuto per le difficoltà incontrate.
Don Andrea ne cita alcune: le difficoltà dell’ospitalità, quelle legate allo stomaco, quelle che lo facevano soffrire ancora di più, legate agli ostacoli per l’evangelizzazione e alla persecuzione dei cristiani. La sua preghiera è in tal senso missionaria: non solo egli invoca il coraggio di andare e annunciare, ma chiede anche di resistere in mezzo alle difficoltà, fino a riuscire a “Sognare nel nome di Cristo”, come recita il titolo di un suo scritto composto ad Aleppo nel 1993.
Egli sogna che i cristiani non fuggano dalla Siria; e, al riguardo, elenca le qualità dell’apostolo che vuole realizzare questo sogno: “Il coraggio, il rischio, la lungimiranza, l’attesa, la pazienza, la lentezza tenace..la disponibilità estrema” (“Sognare nel nome di Cristo”, 28 dicembre 1993)».
Basilica di Santa Croce in Gerusalemme – Domenica 29 Novembre 2015, ore 17:30
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