Nuova Pubblicazione su don Andrea a 10 anni dal suo martirio
Nel mese di Maggio è stato pubblicato il libro su don Andrea “Come un granello di Senape”.
Finora l’Associazione, per approfondire e far conoscere la spiritualità di don Andrea ha pubblicato direttamente i suoi scritti. Con il decennio dalla sua morte abbiamo pensato di pubblicare alcune omelie, riflessioni e testimonianze raccolte nelle occasioni in cui la diocesi di Roma, ogni anno, lo ha ricordato con la Celebrazione Eucaristica: nella festa di Sant’Andrea Apostolo (30 novembre) e nell’anniversario della morte (5 febbraio) e in altri eventi particolari. Perché il titolo “Come un granello di Senape“? Perché mette in risalto la sua piccolezza, dichiarata da lui molte volte, resa grande da Dio e manifesta nel martirio.
Diverse volte don Andrea ha parlato del granello di senape come il Regno di Dio e come la nostra fede che cresce e sposta le montagne; del chicco di grano che muore e porta frutto; del lievito nella pasta… e del sale nel mondo. Riportiamo le sue parole:
“Qualche tempo fa… il Vangelo del giorno paragonava il regno di Dio al più piccolo dei semi (il granello di senape) e al lievito che la donna depone nella pasta: qui, insieme alla famiglia fiorentina che è con me, siamo ancora più piccoli del più piccolo dei semi, ma l’importante è stare dentro la terra, con amore, con rispetto, sciogliendosi e diventando un tutt’uno con essa nel silenzio, disposti a morire e a fiorire quando Dio vuole… Il lievito poi mi ha fatto pensare alle mani di una donna, Maria… (che) prende il lievito e lo nasconde nella pasta degli uomini…, di tutti gli uomini, di ogni uomo. Cerco di stare nelle mani di Maria e nel cuore di questa terra… Non voler essere più di un po’ di lievito e più di un minuscolo granello di senape; ma neanche di meno, naturalmente!” (Urfa 9.11.2000 – prima lettera dalla sua missione)
“Il regno dei cieli non è forse simile a un granellino di senape, il più piccolo di tutti i semi? Lo getti e poi lo lasci fare… E non è vero che “se ami conosci Dio” e lo fai conoscere e se non ami, anche se possiedi la scienza, se parli tutte le lingue, se distribuisci beni ai poveri non sei nulla ma solo un tamburo che rimbomba?…” (Roma-Trabzon 22.01.2006 – ultima lettera).
La foto di copertina è tra quelle che don Andrea ha scattato nel famoso pellegrinaggio di sei mesi in Terra Santa. Richiama il suo “essere pastore” che guida il gregge ad immagine del Grande Pastore, Gsù (preghiere: 5,68,81,82 e altre in “Un Fiore dal deserto”, ed. San Paolo, 2015). La foto nel retro, scattata a lui nel pellegrinaggio con i giovani nel 1994, è stata scelta perché esprime bene l’intensità, l’amore e l’accoglienza di don Andrea verso l’altro… soprattutto verso i più “piccoli”, deboli, sofferenti… di cui si fa carico e nei quali vede il volto di Gesù.
Possiamo parlare di martirio di don Andrea?… Niente di ufficiale, la Chiesa ha i suoi tempi… Il vescovo di Anatolia (mons. Franceschini 15.01.2011) e il Vicario del Papa per la diocesi di Roma (mons. Vallini 05.05.2011) si espressero favorevolmente per dare inizio al processo… (scambio di lettere 5 anni dopo la morte) e in molti degli interventi che leggerete nel nuovo libro, ricorre questo titolo riferito alla morte di don Andrea, pur lasciando alla Chiesa il pronunciamento ufficiale. Certamente mai, in questi anni, si è spenta nel popolo dio Dio, sacerdoti e laici, la convinzione delle sue virtù e del suo martirio.
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