Mons.Feroci, Il cuore di una madre
Martedì 7 febbraio 2006. Aeroporto di Ciampino. Proprio lì, quel giorno, ho conosciuto meglio mamma Maria, la mamma di don Andrea Santoro. Con gli altri, con le autorità — il Cardinale Vicario, i ministri della Repubblica Italiana — e i parenti, attendeva l’aereo proveniente dalla Turchia, un C130, che riportava, nella bara, don Andrea, ucciso due giorni prima con due colpi di pistola, mentre stava in ginocchio nell’ultimo banco della Chiesa di Santa Maria di Trabzon. In quella chiesa è caduto con la Bibbia in mano, anch’essa trafitta dalle pallottole.
Il giovedì successivo — ed è questa l’immagine straziante ma “ bella” che ho davanti agli occhi, vivida ancora oggi — nell’obitorio di San Lorenzo, ci hanno permesso di pregare intorno alla bara, guardando il volto di don Andrea, sereno e tranquillo. Seduta vicino alla cassa, con le mani appoggiate sul bordo, c’era mamma Maria. Ho iniziato la preghiera. Abbiamo recitato il Santo Rosario, poi ho preso il Vangelo di Matteo, il capitolo quinto, ed ho cominciato a leggere: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei… Vi è stato detto: amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori…».
Arrivato a questo punto mamma Maria mi interrompe e come se stesse in preghiera dice: «Ma io lo perdono… io perdono quel ragazzo che ti ha ucciso, Andrea… ma che dolore pensare che quel ragazzo ha una mamma… e quella mamma ha saputo che suo figlio è un assassino, è uno che ha ucciso mio figlio… povera… ma povera mamma… Io prego per lei, per questa donna che ha un figlio che ha ucciso mio figlio… povera mamma!».
Non so perché — sono i misteri del nostro spirito — in quel momento, ricordo, mi è venuto alla mente un piccolo racconto che mia mamma mi aveva fatto nella mia infanzia (forse lo avrà letto sul “sussidiario”, il libro che utilizzavamo nelle scuole elementari) di una madre che aveva un figlio terribile, che per soldi era arrivato ad ucciderla e, come sfregio finale, le aveva strappato il cuore. Fugge, quel ragazzo, con il cuore in mano, ma inciampa e cade. Si sente allora una voce che viene da quel cuore: «Figlio mio, ti sei fatto male?». Il cuore di una madre!
Nel 2009, mamma Maria mi ha scritto in una lettera: «…La mia sofferenza per la morte di Andrea è grande, e tutti i giorni mi domando: perché? Perché? Ma non trovo la risposta. Mi sembra ieri che sia successo… non può una mamma non pensare e non soffrire. Nel cuore ho una ferita e tu lo sai…».
Come non pensare alla madre di quel figlio inchiodato sulla croce. Come non immaginare — la tradizione popolare ce ne parla — il suo camminare accanto a lui verso il Calvario. E, cosa strana, di quel suo cammino, nei Vangeli, non si dice niente, non si riporta nemmeno un sospiro, un pianto, un grido. La troviamo, però, sotto la croce. Maria non apre bocca, non dice una parola. Possiamo immaginare le parole. Saranno state parole cariche di amore, come solo le mamme sanno dire, come il Figlio le ha insegnato.
del cardinale ENRICO FEROCI
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