Avvenire: «Il martirio di don Santoro, la ferita del terremoto, l’amore che salva»
Caro direttore,
ricordo come fosse oggi, quanto fui colpito dalla notizia dell’assassinio di don Andrea Santoro, ai primi di febbraio del 2006. Sono stato sempre grato ad “Avvenire “ per avere pubblicato qualche giorno dopo la meravigliosa preghiera, che il futuro martire aveva composto a suo tempo. Ne conservo ancora il ritaglio. Quest’anno l’anniversario dell’assassinio è coinciso con un evento di inconcepibile drammaticità per quella Turchia, che don Andrea amò di un amore evidentemente non sempre corrisposto, ma non per questo meno profondo. Possa il martire don Andrea Santoro lenire il dolore di quella terra, da cui è partito per il Paradiso. E che le sue parole, mai come oggi così attuali, e soprattutto il suo esempio ci spronino a passare dalla porta, così stretta da sembrarci impraticabile, dell’amore verso tutti, specie quelli che consideriamo nemici.
Luca Fabri Genzano di Roma
Grazie, gentile e caro amico, per aver con delicatezza unito, attraverso le sue parole, figure e concetti preziosi. La memoria del martirio di don Andrea Santoro (le cui spoglie mortali poche settimane fa, il 2 dicembre 2022, sono state traslate nella chiesa dei santi Fabiano e Venanzio, sua ultima parrocchia romana prima della missione in terra di Turchia). La ferita atroce inferta dal sisma alla terra e alle popolazioni che questo sacerdote aveva amato e servito nella preghiera e nella mite forte testimonianza cristiana. L’esempio di amore anche verso chi consideriamo un nemico, così arduo, così urgente e così salvifico in questo tempo di rinnovate esaltazioni nella guerra e della guerra. Ripubblico volentieri la bellissima preghiera a Maria Vergine che don Andrea scrisse e condivise con gli antichi compagni di classe che ce la fecero conoscere dopo il suo assassinio, il 5 febbraio 2006, nella chiesa dell’antica Trebisonda.
Marco Tarquinio
Maria Donna di Gerusalemme
Maria Donna di Gerusalemme
dove ti offristi con Gesù ai piedi della croce,
Maria Donna del Cenacolo
dove raccogliesti il soffio dello Spirito Santo,
Maria Donna di Efeso,
dove giungesti con Giovanni tuo “figlio”
inviato in missione dallo Spirito: prega per noi.Maria madre delle pecore fuori dell’ovile,
madre di chi non conosce tuo figlio,
madre di coloro che non sanno quello che fanno: prega per noi.Maria madre delle anime senza vita,
madre delle menti senza luce
madre dei cuori senza speranza,
madre dei figli che uccisero tuo Figlio,
madre dei peccatori, madre del ladrone non pentito,
madre del figlio non ritornato: prega per noi.Maria madre di chi non lo ha seguito,
madre di chi lo ha rinnegato,
madre di chi è tornato indietro,
madre di chi non è stato chiamato: prega per noi.Maria madre di coloro che vanno come Giovanni
a cercare i figli di Dio dispersi.
madre di quelli che scendono agli inferi
per annunciare ai morti la Vita: prega per noi.Maria madre mia vieni a vivere con me:
vieni nella casa dove mi chiede di abitare,
vieni nella terra dove mi chiede di andare,
vieni tra gli uomini che mi chiede di amare,
vieni nelle divisioni che mi chiede di sanare,
vieni nei cuori che mi chiede di visitare.
Vieni a casa mia a farmi da madre,
vieni Maria a darmi il tuo cuore di madre.
“Meryem anà” “Maria Madre” di tutti i popoli prega per noi.
(Meryem Anà – Casa della Vergine “Madre Maria” – A Efeso In Turchia, dove Maria visse alcuni anni con l’apostolo Giovanni – imprimatur 6-3-2002)
L’icona della foto, voluta da don Andrea e realizzata dall’associazione dopo la sua morte, si trova nella lunetta d’ingresso della chiesa di anta Maria a Trabzon, dove don Andrea l’aveva destinata e dove don Andrea ricevette il martirio.