cosa ho fatto in questo tempo?
Cosa ho fatto in questo mese e mezzo trascorso?
Mi sono guardato intorno, ho pregato, ho cercato nelle Sacre Scritture la chiave per capire quello che gli occhi vedono del presente e la memoria mi riporta al passato di questa terra. Ho aperto pagine di storia antica e recente della Chiesa e pagine della profonda e misteriosa religiosità musulmana. Ho preso contatti (per telefono o direttamente andandoli a trovare) con quanti mi hanno preceduto e da anni vivono in questa splendida terra.
Ho intessuto piccoli quotidiani rapporti con i vicini di casa, con i mille piccoli negozianti delle mille piccole botteghe, imparando a salutare, a rispondere alle tante domande, a chiedere informazioni. Tante volte sono stato invitato a prendere un çay per strada (cioè un tè, come si dice da queste parti) oppure ad entrare in casa e sedermi a mangiare (per terra sui tappeti, in un grande piatto comune).
Mi sono ricordato di Gesù che diceva: “…chi accoglie voi accoglie me…” e questo mi dava la certezza che ad essere accolto fosse Gesù, attraverso la mia presenza impacciata, la mia totale povertà e il mio sorriso che suppliva alla quasi totale mancanza di parole. Ho imparato a voler bene, come segno fondamentale della presenza di Cristo, a voler bene gratuitamente senza nulla aspettarmi, a voler bene ad ogni persona così come è, come è vista ed amata da Dio.
Celebro ogni giorno l’Eucaristia, faccio ogni giovedì l’adorazione dalle 23 alle 24: sento che ora Gesù è presente ancor più intensamente di quanto lo fosse prima, perchè quel segno di pane è un segno da Lui voluto.
(Lettere dalla Turchia, 9 novembre 2000).
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