54° anniversario dell’Ordinazione sacerdotale di don Andrea

LA MIA REGOLA È IL VANGELO

Il 18 ottobre, ricorre il 54° anniversario dell’Ordinazione sacerdotale di don Andrea: ricordiamolo nella preghiera. Come spunto, vi invio una sua riflessione sul significato dei voti pronunciati e della sua Ordinazione.

La mia regola è il Vangelo specificato dal rito dell’ordinazione sacerdotale. Il mio superiore, il mio Abba’, è il Vescovo. I miei 3 voti sono il Cristo: è lui che mi ha scelto. Lui s’è fatto povero per me perché non ha voluto altra ricchezza ed eredità in questo mondo che me. S’è fatto casto perché non ha voluto altra sposa che me. S’è fatto obbediente perché s’è fatto mio servo per condurmi al Padre e servo del Padre per andare fuori casa a cercare il figlio prodigo.

Scegliendomi mi ha consentito di sceglierlo, mi ha chiamato a sceglierlo per dargli il mio consenso e ricambiarlo.

I miei voti sono il Cristo, specificato nel gregge che mi ha affidato. La povertà sei tu cercato e amato come ricchezza ed eredità per sempre, ma cercato e amato con il passo dei miei fratelli, con i loro cuori, con le loro bocche, con la loro carne. Come tu hai cercato e amato il Padre con la nostra carne, con quel corpo che siamo noi, così io, con quella carne e quel corpo che sono i miei fratelli. Come sei disceso per salire con noi, così io non salirò senza i miei fratelli. “Padre voglio che siano anche loro dove sono io”; “lasciare questo mondo ed essere con Cristo o ri­manere con voi per portarvi a Cristo”: povertà è rimanere con loro per andare insieme verso di te, anche se il mio cuore ha fretta e vorrebbe andare di corsa; “vorrei essere con Cristo per sempre”. Loro saranno mia preda e bottino, loro saranno la dramma preziosa. La castità sei tu amato come Unico Sposo: e custodire i figli che tu mi generi, e accettare una fecon­dità dolorosa ma gioiosa. E non avere altri figli che da te e sapere che ai miei padri succederanno i miei figli, che sarà una generazione potente, vite feconda, virgulti d’ulivo, colonne d’angolo. È farmi “eunuco” per custodirti e presentarti la tua sposa senza rughe e senza macchia, vite feconda, purificarla e condurla alle nozze con te, sposarla a te e in essi, con essi sposare anche me con te e gioire infine con essi della tua voce e dei tuoi baci e delle tue tenerezze. L’obbedienza è servire come te quelli di cui tu ti sei fatto servo per condurli al Padre, custodirli fa­cendo conoscere loro tutto quello che è dato dal Padre mio, facendomi mezzo di quello che si fa dal Padre mio, portando sulle spalle i loro peccati come il servo obbediente e offerto in espiazione.

(Don Andrea da”Un fiore nel deserto”, Appendice 6, p.215)